È quella
viltà[1]
che fa l’uomo irreligioso.
È come un profondo
impedimento che, all’uomo, toglie forza al cuore[2],
calore al ragionamento […]
Può renderlo
feroce, qualche volta,
ma sempre lo
rende prudente:
minaccia,
giudica, ironizza, ascolta[3]
ma è sempre,
interiormente, impaurito.
Non c’è
nessuno che sfugga[4] questa
paura.
Nessuno
perciò è davvero amico o nemico.
Nessuno sa
sentire vera passione:
ogni sua luce
subite s’oscura
come per
rassegnazione o pentimento[5].
[…]
Qui, tra le
case, le piazze, le strade piene di bassezza, della città in cui domina ormai[6]
questo nuovo spirito che offende
l’anima ad
ogni istante – con il duomi[7],
le chiese, i monumenti muti nel disusa angoscioso che è l’uso d’uomini[8]
che non
credono – io mi ricuso orma a vivere.
Presto
Anche noi, dolce superstite[9], saremo perduti in fondo a questo fresco
pezzo[10]
di terra: ma non sarà una quiete[11]
la nostra, ché si mescola in essa troppo une vita che non la avuto meta.[12]
Avremo un silenzio stento[13] e povero, un sonno doloroso, che non reca[14] dolcezza e pace, ma nostalgia e rimprovero[15],
Avremo un silenzio stento[13] e povero, un sonno doloroso, che non reca[14] dolcezza e pace, ma nostalgia e rimprovero[15],
la tristezze di chi è morto senza vita : sa qualcosa di
puro, e sempre giovane, ….
[1] Lâcheté
[2] qui ôte
toute force au cœur de l’homme, toute chaleur à son raisonnement
[3] qu’il menace,
qu’il juge, ironise ou écoute
[4] éluder
[5] la flamme
qu’elle peut jeter s’éteint bien vite comme par repentir ou résignation.
[6] désormais
[7] cathédrales
[8] muets dans
l’angoissante désuétude où les laissent les hommes.
[9] survivant
[10] lopin
[11] repos
[12] Il s’y mêle
trop d’une vie consumée en vain
[13] pénible
[14] qui
n’apportera pas
[15] reproche
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